19 Maggio 2016
ANDARE OLTRE IL RECINTO E’ UN ATTO DI RESPONSABILITA’

La nostra Regione in poco più di un mese ha ricevuto due visite importanti che hanno avuto come tema il futuro dell’agricoltura: quella del nostro presidente Confederale e della Giunta nazionale e, una settimana fa, del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Martina.  Mi permetto in tal senso di sottolineare un passaggio dell’intervento del ministro Martina a Trieste: "La terra sotto i nostri piedi e mutata, da tempo, non è più la stessa”. Una visione del territorio, questa del ministro, che condivido appieno. Se consideriamo la situazione economica, storica, politica dei paesi a noi vicini, ci dobbiamo rendere conto che oggi il nostro territorio non rappresenta più il confine con l'Est, ma si trova nuovamente ad essere al centro di una vasta area con grandi potenzialità economiche e culturali. In questo scenario mutato siamo chiamati a sperimentale nuove opportunità, a rinsaldare e riallacciare rapporti e alleanze con realtà che per storia e cultura non sono poi cosi lontani. Come la Slovenia, la Croazia, il Veneto il Trentino Alto Adige e l'Austria. Dobbiamo avere il coraggio di creare un sistema allargato di offerta turistica, enogastronomica, di ospitalità nel quale si parli di vino; non credo siano un caso il nuovo peso della Doc Friuli, il progetto della Doc delle Venezie per il Pinot Grigio o il caso del Terrano: tutti devono andare in un'unica direzione, fare massa critica e valorizzare i territori coinvolti con le loro specificità. Progetti come il Masterplant, rimasti nel cassetto per oltre 5 anni, sono ormai superati. Condivido i ragionamenti fatti sul marketing del Carso, ma forse bisogna osare di più, parlare di territorio in senso più vasto coinvolgendo in questo ragionamento tutti i Comuni dell’areale oltre a quelli che sono i confini provinciali con l’obiettivo comune che bisogna avere il coraggio di valorizzare: i prodotti del territorio.
È impensabile non mettere al centro di questo discorso la straordinaria biodiversità delle nostre terre, le produzioni ed i trasformati dalle nostre imprese agricole. Vogliamo forse accogliere un turista con un formaggio polacco? Con un pane fatto magari con farina ucraina e carne ungherese. Se il nostro territorio è famoso nel mondo per un prodotto come il caffè che non viene certo coltivato in loco, ma solo qui lavorato, quale valore aggiunto può avere un prodotto coltivato e trasformato sul posto? E viceversa cosa può accadere a un prodotto italiano come la pizza quando di italiano rimane solo il nome? Il ministro Martina ha sottolineato come questo progetto di valorizzazione e riconoscimento di origine del prodotto italiano non può essere portata avanti solo dalla nostra organizzazione, ma è un bene di tutto il Paese.  Deve diventare un obiettivo di tutto il sistema agricolo nazionale. Pertanto dobbiamo pensare di abbandonare vuoti protocolli, capaci di deresponsabilizzare gli operatori e proporre piani di lavoro stringenti con obiettivi seri e precisi capaci di andare oltre gli steccati e i vincoli ideologici che hanno frenato per troppo tempo lo sviluppo del nostro territorio a discapito dell’agricoltura, ma non solo. Dobbiamo essere capaci di trasformare i nostri punti di debolezza in opportunità per il bene nostro e delle generazioni future.