16 Novembre 2015
LA DIGNITÀ NON SI COMPRA CON POCHI CENTESIMI

Mentre scrivo queste righe, al ministero del agricoltura è in corso la trattativa sul prezzo del latte. Nel diritto al cibo discusso ad Expo al primo punto c'era  l'acqua, al secondo il latte. Il primo alimento completo che un neonato assume. Il primo prodotto agricolo che l'uomo con fatica, lavoro e sudore produce. Quanta dignità c’è in un litro di latte per il quale un allevatore lavora 365 giorni l’anno, senza feste, senza domeniche, senza ferie. Il latte non cresce su alberi incolti o da mucche viola.
Finita Expo, momento di gioia e festa per la nostra Coldiretti, si pensava ad un momento per recuperare le idee e le forze. Invece no.
Siamo passati dalla festa alla guerra del latte, ci siamo trovati davanti a una situazione non più accettabile, un prezzo camuffato da elemosina. Quanto valgono 3 borse di plastica di mais: quasi 1 litro di latte. Quanto costa un’ora di parcheggio per la macchina? Almeno 2 o 3 litri di latte.
Continuiamo? Si, 0.33 centesimi in media come si convertono al consumatore allo scaffale? A un 1,50 euro. Francamente mi sembra un po’ troppo.
A queste condizioni era inevitabile uno scontro, seguito da ricatti, mancata raccolta del latte, per poi pretenderne il possesso...
Ma mi chiedo: é mai possibile continuare a "collaborare" con questi signori che, oltretutto, mescolano il latte italiano con altro che di bianco ha poco?
Possiamo ancora piangerci addosso?  A Lodi davanti allo stabilimento Galbani abbiamo manifestato per 5 giorni consecutivi e ininterrotti. 24 ore al giorno. È stato diverso da qualunque altra manifestazione mai fatta. Diverso perchè in ogni viso di ogni allevatore proveniente da qualunque regione d’Italia traspariva il dolore, la sofferenza non di un problema, ma la speranza di sopravvivere, di non fallire entro qualche mese.
Mi ha avvicinato un giovane, Paolo, di Brescia. Con le lacrime agli occhi mi ha detto: “Speriamo bene, perché siamo disperati. Dopo tre generazioni, ci troveremo sulla strada”. Ma com’è possibile tutto questo?
Davanti a questa situazione, la compostezza, la dignità di chi ama la terra e l'agricoltura, il proprio lavoro, era incredibilmente silenziosa, non violenta. Questo siamo anche noi. Le urla, la violenza non fanno parte del nostro Dna, ma credere nel dialogo, nella lungimiranza di lavoro e il percorso che paga.
Un vero agricoltore non è mai solo, ha colleghi, consumatori e amici al suo fianco. Un ringraziamento a tutti colori che sono partiti nel cuore della notte, alle prime ore del alba, a chi ha partecipato attivamente. Anche a chi é rimasto a casa. Sarà per la prossima volta....  Mi auguro non ce ne sia bisogno. Stessi giorni, e arriva il finto olio extra vergine di oliva. Forse non un caso. Alle porte delle giornate del ringraziamento, dobbiamo riflettere tutti assieme.
Quale agricoltura vogliamo? Libera e trasparente, piena di valori  e di gusto, o il mondo del sottocosto, del più furbo, che magari non paga, a cui il cittadino non crede più?