Cosa abbiamo messo nella valigia partendo da Expo? Innanzitutto il nostro Paese ha centrato in pieno il tema, il cibo, che non mi stancherò mai di dire che non è una moda, e non ha padroni, ma produttori agricoli. E nella storia del pianeta questo tema ha sempre avuto – soprattutto in questo periodo storico - una valenza universale, in un unica parola racchiude tradizione, etica, solidarietà, diritti, trasparenza, valore economico, salvaguardia del territorio, cambiamenti climatici, biodiversità, speranza, dignità. Tutto ciò che ci sembrava lontano, da casa nostra, si dimostra di giorno in giorno il problema trasversale.
La battaglia del formaggio con il latte in polvere: mentre eravamo al Brennero, in Francia, le autostrade attorno Parigi, erano bloccate dai trattori. A Bruxelles migliaia di agricoltori manifestavano. In Slovenia è stato proclamato uno sciopero nazionale. La Russia ha detto no agli Ogm, mentre in Romania li offrono gratis. A Berlino 300mila persone dicono no agli Ogm. Poi la storia del Terrano. Mentre Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino fanno squadra sul Pinot Grigio. Quanto vale essere propositivi, con idee, fatti come l’etichettatura, l’origine dei prodotti agricoli, la salvaguardia del vero made in Italy, la trasparenza , la legalità, il caporalato, il prezzo minimo di produzione, il taglio dell’Imu, dell’Irpef, il mantenimento dell’Iva, del gasolio agevolato, il registro unico dei controlli, la compensazione dell’Iva su latte e carne? C’è un’enorme differenza tra essere consapevoli di quanto valgono effettivamente i nostri prodotti, tanto da essere copiati e imitati, leader nel mondo per qualità, o cercare di inventare o clonare per andare sul mercato. Ma anche in questo qualcosa sta cambiando.
Nella saturazione di offerta, alcuni grandi gruppi distributivi stanno omologando i prodotti sotto proprio marchio, al fine di tagliare spese pubblicitarie e portare i prezzi al minimo. Noi abbiamo creato una nuova sensibilità verso il cibo, che va coltivata costantemente, con le nostre battaglie, con il dialogo ai consumatori, nelle scuole, nella società civile, aprendo le porte delle nostre aziende, riportando i prodotti agricoli nelle piazze. Siamo stati gli unici a farlo anche ad Expo.
Questo atteggiamento propositivo, anche di sfida , di gruppo, non di parte, aperto a collaborazioni, con gruppi distributivi, progetti di filiera crea un nuovo tipo di paniere, di offerta.
Un passaggio che va colto superando campanilismi e diffidenze, tra persone che amano il lavoro agricolo e che con emozione presentano i propri prodotti. Una alleanza che da forza a tutto il comparto delle campagne italiane ricche di prodotti di nicchia che non possono e non devono scendere a patti con i sottocosti, perché all’interno del prezzo c’è la legalità, l’orgoglio delle persone, la fatica del produrre..
Il futuro di un territorio, e anche quello del sistema Paese, devono andare di pari passo in una logica di pari doveri e diritti nel sistema Europa, e anche oltre.
Scelte scellerate provocano asti, divisioni che poco hanno a che vedere con la memoria storica. Non ci sono altre strade da percorrere. A chi crede ancora di correre da solo gli auguro buona fortuna anche se è evidente che è una scelta un po’ azzardata di questi tempi.
21 Ottobre 2015
LA GRANDE EREDITÀ DI EXPO È LA CONSAPEVOLEZZA DI UN GRANDE PAESE E DI UNA GRANDE AGRICOLTURA