16 Novembre 2016
LA MARGINALITÀ DEI VALORI

La ricerca maniacale di una alta marginalità sta portando nel commercio al tutti vendono tutto. Abbandonando così la differenziazione e la distintività. Questo atteggiamento spregiudicato porta alla immissione in commercio, nella migliore delle ipotesi, di prodotti di scarsa qualità e ad alta redditività. In alcuni casi per aumentare il guadagno qualcuno poi effettua frodi, adulterazione, cercando di evitare in modo illegale analisi e controlli. Aumentare quindi gli utili al massimo, costi quel che costi. Ma quanto costa tutto questo? Cosa consegue? Mi chiedo quale sia e quanto valga il margine di vita.
Quali riflessi ha avuto sulla società questa marginalità morale. La nostra generazione, come lo è stata per tutte quelle precedenti è comunque chiamata a costruire e pensare al futuro delle giovani generazioni ed anche a chi verrà dopo, costruire insomma quello che potrebbe essere un villaggio, una comunità solidale. Pensare al domani infatti significa essere altruisti, pensare anche agli altri, e costruire un villaggio bello, verde con piazze, scuole, ciò non è marginale, significa costruire il futuro. Ripartire richiede coraggio forza e valori, riflessioni e gran senso di comunità. San Martino significava fino a poco tempo fa per gli agricoltori, lasciare una casa in affitto per un altra, e ricominciare un nuovo anno da zero. I valori non sono marginali, non si trovano sugli scaffali, i valori ci contraddistinguono, e ci rendono differenti.
Dobbiamo mettere al centro della nostra azione i valori e dire noi. Non dobbiamo peccare in termini di autosufficienza, questa società se da una parte ha esaltato la globalizzazione che in fondo è espressione, di relazione, pensiamo alle reti commerciali e perchè no anche ai social network, reti di dimensioni planetarie dove viviamo perennemente connessi, dall’altra ha esaltato in modo profondo l’individualismo, il voler raggiungere l’obiettivo comunque ed a tutti i costi, anche attraverso l’illegalità. In tal senso Coldiretti con il suo progetto di Campagna Amica lancia e propone un modello culturale e sociale diverso, un modello basato in primis sulle persone, sulle relazioni sul cibo giusto, sull’etica della correttezza nei rapporti tra gli agricoltori e i cittadini. Siamo rimasti l’unica organizzazione di rappresentanza credibile ed i mercati di campagna amica, le battaglie per la conservazione della biodiversità, la lotta contro gli Ogm che hanno visto migliaia di soci e di semplici cittadini unirsi in queste comune battaglie ne sono la dimostrazione evidente. Il compito della agricoltura e di Coldiretti è la rigenerazione di tessuti di relazione, che altrimenti l’economia globale ha lacerato, distrutto in nome del profitto a tutti i costi, noi dobbiamo essere costruttori di una economia di territorio che riconosca a tutti il giusto, che sia l’elemento propulsivo della realizzazione di un bel villaggio per i nostri figli. Questo però lo possiamo tutti assieme, evitando la presunzione del facciamo da soli, la nostra forza ed il nostro progetto stanno in una organizzazione forte e ben strutturata, capace di affrontare il modo deciso le sfide dell’oggi e del domani.