Non passa giorno che sentiamo e vediamo parlare di cibo e alimentazione, raramente però di profumi e sapori… Ho sentito dire che una busta di verdure congelate fa una minestra più buona di quella della nonna. Raramente ho sentito parlare di nonne che non sapevano cucinare. Sembra che una merendina sia sana e saporita più di una fetta di torta fatta in casa...Vero è che le papille gustative sono soggettive, ma sembra che il problema si trovi un po’ più su della lingua..
Mi viene il dubbio che ci sia sempre meno rispetto verso il consumatore che è una persona.. e altrettanto verso il cibo. Neanche un periodo così difficile si può permettere che la dignità umana e il diritto al cibo siano messi in dubbio. Il fabbisogno e il diritto alimentare non sono una moda, né uno spot.
Il rispetto per i valori della terra e dei suoi frutti ci insegnano come da un albero buono non possa produrre frutti cattivi ne un albero cattivo produca frutti buoni. Basta ai messaggi incoerenti, da chi svende e non produce qualità. Abbiamo la necessità di aumentare la trasparenza degli ingredienti, dell'origine, della trasformazione e della loro salubrità. E proprio sulla salubrità che dobbiamo evidenziare come nel modo di mangiare ci sia stata un vera involuzione culturale.
Abbiamo abbandonato la nostra tradizione culinaria, per cadere in cibi precotti, anonimi di sapori, di valori nutrizionali, e ricchi di ingredienti sostitutivi che costano poco, e bene non fanno.
Nell'abbondanza di offerta non sappiamo più distinguere tra pesce fresco e pesce (!), tra latte e un parente che ricorda il primo solo per il colore, tra verdure di stagione e pomodori presenti 365 giorni l'anno; insomma possiamo veramente fare un lungo elenco. Senza alcuna presunzione, domandiamoci: beh, ma cosa comporta?
È proprio questo il punto: ci ricordiamo quotidianamente del rapporto tra cibo e salubrità al di fuori dell' ambulatorio medico?
Per questo abisso di valori che ammassa e mescola una marea di prodotti e sottoprodotti tutti in linea sugli stessi scaffali, anonimi, distinti solo per dei numeri: il prezzo. Perché non raccontare la loro storia, non una storia ... il loro produttore, chi lo ha fatto?
Noi produttori di ingredienti di cibi sani e tradizionali, dobbiamo farci forse carico di promuovere la giusta educazione alimentare, riportare al centro della tavola il valore nutrizionale della frutta di stagione, il sapore delle verdure fresche, e l'importanza della dieta mediterranea.
In un recente incontro fatto all'Ospedale Burlo Garofalo di Trieste con il direttore Mauro Melato e alcuni suoi collaboratori, è emerso quanto sia stretta e correlata la tradizione alimentare e i geni del nostro gusto.
Lo stretto rapporto tra cibo e salute. Verso questa direzione siamo impegnati come Coldiretti nel progetto "Educazione alla Campagna Amica" che coinvolge gli alunni delle scuole elementari e medie del Comune di Trieste con lezioni e laboratori del gusto in classe. L'obiettivo è quello di formare dei consumatori consapevoli dei principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell' agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e fermare il consumo del cibo spazzatura.
Dobbiamo riaffermare il valore etico della merenda, non un semplice snack, ma un buon pane con una sana marmellata, una profumata mela, i biscotti fatti in casa. Ma non basta pensare solo ai ragazzi, dobbiamo comunicare ai loro genitori che fare una spesa più oculata significa sprecare meno cibo e vuol dire anche mangiare meglio. Significa fare la spesa non con volantini alla caccia di offerte, ma alla ricerca della qualità di ingredienti e dei sapori.
Siamo coerenti: i prodotti a basso costo non possono essere indice di freschezza e di alta qualità.
Se questa può essere vista come una rivoluzione culturale, dobbiamo dire basta alla quantità, mangiare meno ma con più gusto. Il gusto giusto.
Come afferma la delegata nazionale di giovani impresa, Maria Letizia Gardoni “In un momento in cui dilaga l’attenzione per il food, gli chef sono considerati le nuove star e i programmi con i fornelli accesi hanno la meglio sugli ascolti televisivi, abbiamo deciso di dare spazio e parola a chi è l’artefice di quel bene, che oggi viene interpretato erroneamente solo come ricetta, ovvero il cibo. Vogliamo raccontare cosa questo incarna e rappresenta e vogliamo farlo con gli agricoltori che, con la loro preziosa attività, si fanno garanti dell’Italia dell’eccellenza: quella dell’agroalimentare che tutto il mondo ci invidia. Spazio e voce, dunque, a coloro senza i quali il cibo italiano – sinonimo di prestigio e qualità – non esisterebbe e con esso chef, programmi di cucina e food blogger”.
18 Novembre 2014
SIAMO SERI: I PRODOTTI ALIMENTARI A BASSO COSTO NON POSSONO ESSERE NÉ FRESCHI NÉ DI QUALITÀ